28 luglio 2007

LE FESTE ROMANE - LA MADONNA FIUMAROLA E LA FESTA DE NOANTRI

Alla metà del mese di luglio si festeggia la Madonna del Carmine, ed ovviamente alla ricorrenza religiosa non poteva mancare l’inevitabile accostamento “profano”: infatti a partire dal primo sabato successivo il 16 luglio si da il via ai festeggiamenti di una delle feste maggiormente radicate nell’animo dei romani: la "Festa de Noantri". Forse anche per il fatto che con il caldo di luglio è sempre piacevole fare una passeggiata in cerca di refrigerio per le vie di Trastevere o sulle sponde del fiume, luoghi nei quali vengono allestiti stand gastronomici, di artigianato e trattorie all’aperto. La festa, dedicata alla Beata Vergine del Carmelo, meglio conosciuta come la Madonna del Carmine, fu voluta dai monaci carmelitani, nel 1226 e celebra la “prefigurazione” della Madonna al profeta Elia. La tradizione vuole che ad Elia, inginocchiato in preghiera sul monte Carmelo, in Palestina, apparve nel cielo sereno una piccola nuvola, che dette poi uno scroscio di pioggia improvviso. Ritenendo il fatto un evento divino il profeta si ritirò sul monte con un gruppo di adepti pregando e preannunciando la futura nascita della Vergine. All'inizio del XIII° secolo il patriarca di Gerusalemme raccolse questi oranti eremiti sotto un vero e proprio ordine: quello dei Carmelitani, dal nome del luogo in cui si erano raccolti in solitaria preghiera. Furono proprio i Carmelitani, giunti in Europa per sfuggire all'invasione mussulmana della Palestina, che chiesero al papa la possibilità di onorare la loro Madonna con dei solenni festeggiamenti. La caratteristica dell’abito dei Carmelitani consiste nello “scapolare”, una stola di stoffa derivata da un abito da lavoro ed atta a proteggere gli abiti normali, da indossare sulle spalle con apertura per la testa e pendente sul petto e sul dorso; la tradizione vuole che coloro che muoiano indossando lo scapolare vadano in Purgatorio per ascendere, nel primo sabato successivo, al Paradiso. La devozione per lo Scapolare nacque il 16 luglio 1251 quando la Madonna apparve a Simone Stock, un inglese padre dell'Ordine dei Carmelitani. Mostrandogli lo Scapolare la Madonna disse: "Chiunque muoia indossandolo non patirà il fuoco dell'inferno. Esso sarà simbolo di salvezza, protezione dai pericoli e promessa di pace." Quest'importante promessa fu ulteriormente confermata circa ottanta anni dopo, quando la Vergine apparve al futuro papa Giovanni XXII° e gli disse: "Coloro che sono stati investiti con questo Santo Abito saranno tolti dal Purgatorio il primo Sabato dopo la loro morte." Quest’ulteriore promessa è definita Privilegio Sabatico (del Sabato) e si basa sul decreto emesso proprio da papa Giovanni XXII° nel 1322, decreto confermato quattrocento anni più tardi da papa Paolo V°. Il termine Scapolare viene da "scapola", in quanto monaci e frati del Medio Evo indossavano sopra le spalle quell’indumento che arrivava a coprire il petto e che serviva nei momenti di lavoro per proteggere gli abiti civili. Aveva però anche un valore simbolico: lo Scapolare dei Carmelitani consiste in due piccoli lembi di lana marrone uniti da dei lacci e portato sulle spalle, di forma rettangolare e fatto di lana d'agnello (simbolo di Gesù, l'Agnello di Dio). Papa Pio X°, andando incontro alle diverse esigenze della vita moderna, concesse di sostituire lo Scapolare con una medaglia con da un lato l'immagine del Sacro Cuore e dall'altra quella della Madonna. Quel particolare abbigliamento si diffuse poi in tutta Europa, così come l’Ordine Carmelitano. Il 4 giugno 1489 il papa Innocenzo VIII° affidò la basilica di San Crisogono ai Carmelitani e ben presto, si formò una Confraternita denominata "Santa Maria Mater Dei del Carmine". Mezzo secolo dopo, a seguito di una bolla di Paolo III° del 30 novembre 1539, vennero concesse indulgenze e privilegi alle Confraternite dedicate al “Santissimo Sacramento”; l'allora priore dei Carmelitani, Giovanni Battista Granelli nel 1543, istituì nella chiesa di San Crisogono una nuova Confraternita che, unita alla preesistente venne denominata "Confraternita del Santissimo Corpo e della Gloriosissima Vergine Maria Mater Dei del Carmine".


Il primo aprile dello stesso anno i Carmelitani diedero alla Confraternita, ad uso di oratorio, la cappella dedicata alla Vergine del Carmine, situata in fondo alla navata destra della basilica di San Crisogono. Con lo svilupparsi della Confraternita la cappella-oratorio divenne insufficiente a soddisfare tutte le esigenze dei confratelli, che chiesero ed ottennero dai Carmelitani, il 5 febbraio 1588, anche un luogo adiacente al campanile della chiesa, dove costruirono un altro oratorio. I compiti assegnati ai confratelli erano principalmente quelli di mantenere il decoro dell'altare e dell'immagine della Vergine del Carmine; accompagnare il Santissimo Sacramento quando veniva portato agli infermi; partecipare, ogni quarta domenica del mese, alla processione dei Carmelitani in S. Crisogono, nonché provvedere, a loro spese, all’organizzazione della processione della statua di Maria per le vie di Trastevere. Per i suoi numerosi meriti, alla Confraternita fu concesso il titolo di Arciconfraternita e, dal 1605, anche il potere di far concedere la grazia, nel giorno di San Crisogono, ad un condannato alla pena capitale. L'Arciconfraternita aggregò a se due Confraternite fuori Roma: quella di Santa Maria Maddalena di Viterbo e quella della Madonna del Carmine di Nettuno. Nel 1627 i confratelli acquistarono un terreno di fronte alla Basilica di San Crisogono per costruire un nuovo oratorio, essendo rimasto danneggiato il precedente dai lavori di costruzione del portico della chiesa.


L'oratorio fu edificato grazie a Scipione Borghese, cardinale titolare della basilica e sostenitore della stessa Arciconfraternita e la cappella dell’oratorio fu ristrutturata completamente nel 1648 a spese del confratello Matteo Velentini. Il 7 ottobre del 1662 la Confraternita ottenne, dal Reverendissimo Capitolo di San Pietro, la solenne incoronazione della Vergine e del Bambino, privilegio questo riservato alle immagini ritenute miracolose. Le due figure del mosaico della chiesa furono quindi fregiate con corone d'oro, per una spesa di 166 scudi. L'Arciconfraternita dovette lasciare, in seguito ai lavori iniziati dal Comune per l'apertura di Viale Trastevere, l'oratorio sito di fronte alla basilica ed ampliato nel 1756; essa fu in primo tempo “ospitata” in Sant’Egidio e in seguito nella cappella di Santa Caterina nella chiesa di San Giovanni Battista dei Genovesi. Finalmente, per intercessione di Pio X°, (peraltro sostenuta anche dal cardinale Raffaele Mary del Val segretario di stato e protettore dell'Arciconfraternita) l'11 agosto 1909 ottenne la definitiva sistemazione nella chiesa di Sant’Agata.


Alla fine del XVII° secolo l'Arciconfraternita poteva vantare circa ventimila iscritti, mentre nei primi anni del XX° secolo si può dire che in ogni famiglia trasteverina vi fosse almeno un membro iscritto.
La festa della Madonna del Carmelo (o del Carmine) ha assunto, a partire dagli anni immediatamente susseguenti la Prima Guerra Mondiale (la prima fu organizzata nel 1927), delle connotazioni particolari, divenendo la “Festa de Noantri” (“noi altri”, dove tale denominazione sta ad indicare, ben distinguendoli dagli altri abitanti di Roma – e soprattutto dai “Monticiani” - gli abitanti di Trastevere). L’immancabile leggenda romana, probabilmente nata per “unire” la festività religiosa a quella “godereccia”, narra che nel 1535 alcuni pescatori trovarono sulle rive della foce del Tevere, impigliata nelle proprie reti da pesca, una cassa al cui interno giaceva una statua della Madonna, scolpita in legno di cedro. Subito risalirono il fiume e donarono la statua ai frati Carmelitani della chiesa di San Crisogono, perchè divenisse la Madonna protettrice dei Trasteverini (i popolani di Roma più veraci e sanguigni, insieme ai “Monticiani”, con i quali spesso, nel corso dei secoli, diedero vita a reciproche faide).


La Madonna fu poi trasferita in un apposito oratorio, fatto edificare nel ‘600 da Scipione Borghese presso la chiesa di Sant’Agata. Da allora, il sabato successivo alla festa del Carmelo, la Madonna, adornata di gioielli ed abiti preziosi, viene portata in processione dalla chiesa di Sant’Agata, attraversando le strade principali ed i vicoletti di Trastevere, fino alla chiesa di San Crisogono dalla quale, otto giorni dopo, viene ritrasferita con un’altra processione a Sant'Agata.




Il trasporto del baldacchino con la Madonna del Carmine durante la processione, anticamente organizzata dalla compagnia dei "vascellari" (i vasai, che creavano i boccali di terracotta e le brocche per servire il vino nelle osterie) e da quella dei "pescivendoli", veniva effettuato da un gruppo di popolani, chiamati “cicoriari” perché raccoglitori stagionali di cicoria: questi, nelle due processioni, portavano a spalla la pesante “macchina" sulla quale era sistemata la statua.





Fino ai primi anni del '900 i Confratelli si disputavano duramente il privilegio di portare il "Massiccio Tronco", cioè il crocifisso di legno che seguiva la Madonna Fiumarola, o quantomeno lo stendardo, altrettanto pesante. La fatica del portare il crocifisso e lo stendardo era alleviata da abbondanti bicchieri, ovviamente colmi di vino, che venivano offerti ai confratelli (tanto che a volte giunsero alla fine della processione ubriachi e scoppiarono addirittura delle risse o animate discussioni per motivi spesso futili). Come anche il Belli riporta in un suo sonetto:

"Ner porta' bene lo stennardo e er tronco
lì se vedeva l'òmo"

Per evitare ulteriori tafferugli Papa Leone XII° nel 1825 proibì che venissero trasportati in processione tronco e stendardo.


In seguito fu istituita l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di santa Maria del Carmine e, ancora oggi, per il trasporto della macchina nella processione vengono estratti a sorte trenta confratelli, vestiti con il tradizionale saio bianco ma privo dello scapolare. Per avere questo “onore” essi versano annualmente alla Confraternita delle “quote” anche abbastanza salate. L’onere del trasporto della macchina è mitigato dall’onore di assistere al rito della vestizione della statua che il “primicerio” della Confraternita esegue con estrema cura e sacralità: infatti questa viene vestita con abiti preziosissimi, disegnati appositamente da famosi stilisti e regalati anche, come avvenuto in passato, da Case reali. Tali vestiti, oggi custoditi custoditi direttamente dall'Arciconfraternita, erano in precedenza affidati - come la statua - alle cure delle Monache di Santa Apollonia.




La celebrazione della festa della Madonna del Carmine non fu interrotta neppure durante i bombardamenti di San Lorenzo della Seconda Guerra Mondiale, quando la Vergine fu portata in processione dai romani al buio e a piedi scalzi, in segno di lutto. La statua originale della Madonna Fiumarola andò persa durante il ‘700 e sostituita con l'attuale, in legno massiccio pesante 90 chili e viene trasportata per le vie di Trastevere su un baldacchino pesante 16 quintali. Il programma religioso dei festeggiamenti inizia il 16 Luglio con la messa, alle 17, presso la Chiesa di Sant'Agata. La tradizionale processione per le vie del quartiere si svolge il sabato successivo, dopo la messa, sempre alle 17. Da alcuni anni viene rievocata la "Processione Fiumarola" a testimonianza del ritrovamento della statua. L'evento viene riproposto a chiusura dell'ottavario: la domenica mattina la Madonna viene portata dai Confratelli all'imbarcadero di Ponte Sant'Angelo ed imbarcato su un natante. Alla presenza delle massime Autorità Religiose e Civili e da una moltitudine di fedeli, si discende il Tevere fino a Ponte Garibaldi, dove la Statua, sorretta dai Confratelli, prosegue la processione verso la Basilica di Santa Maria in Trastevere, ove si conclude il pellegrinaggio Mariano con una veglia di preghiere.



Il rientro in Sant'Agata si ha con la tradizionale processione alle 6.30 del mattino del giorno dopo. L'Ottavario è così importante che molti pontefici si resero partecipi della solennità e Pio X° nel maggio 1904 chiese di essere iscritto nel Registro Confraternale.

Tornando alla chiesa di Sant'Agata ritengo sia utile fare una breve biografia della santa, martirizzata verso la metà del III° secolo. Nacque a Catania agli inizi del III° secolo, quando l'editto dell'imperatore Settimio Severo stabilì che i cristiani prima potevano essere denunciati alle autorità e poi invitati ad abiurare in pubblico la loro nuova fede, per tornare ad adorare gli dei pagani: se accettavano ricevevano un attestato (chiamato Libellum), che confermava la loro appartenenza al paganesimo, in caso contrario venivano torturati e poi uccisi. Nel 249 l'imperatore Decio decise che tutti i cristiani dovevano essere ricercati, arrestati, torturati e uccisi. Agata apparteneva ad una ricca e nobile famiglia catanese di fede cristiana, tanto che i genitori la educarono secondo il loro credo. All'età di 15 anni si dedicò alla vita monacale e il vescovo di Catania le impose il "Flammeum", il velo rosso portato dalle vergini consacrate. Il proconsole Quinziano, vedendola rimase folgorato dalla sua bellezza e, forte dell'editto dell'imperatore Decio, l'accusò di vilipendio della religione di Stato ed ordinò che venisse condotta al palazzo pretorio, dove avrebbe potuto tentare di sedurla più facilmente, ma tutti i suoi tentativi fallirono. Egli allora mise in atto un programma di “rieducazione” affidandola alle cure di una cortigiana di nome Afrodisia, affinché la rendesse più “disponibile”; sottoposta a tentazioni di ogni genere, resistette per proteggere la sua verginità dedicata al Signore. Sconfitta, Afrodisia, riconsegnò Agata a Quinziano che, furioso, la fece processare. Subì molti interrogatori e torture; le vennero stirate le membra, la sua pelle fu lacerata con pettini di ferro, scottata con lame infuocate ma ogni tortura, invece di piegarla al volere di Quinziano, sembrava darle nuove forze; il proconsole le fece allora tagliare i seni con enormi tenaglie (Agata infatti, viene rappresentata con i due seni posati su un piatto e con le enormi tenaglie); mentre era in preghiera rinchiusa nella sua cella, le apparve San Pietro apostolo, accompagnato da un bambino porta lanterna, che le risanò i seni. Quando fu ricondotta alla presenza di Quinziano, questi, vedendo le ferite rimarginate, le chiese esterrefatto cosa fosse accaduto e la vergine rispose: "Mi ha fatto guarire Cristo". Il proconsole, oramai sconfitto e rassegnato, ordinò che fosse arsa su un letto di carboni ardenti, con lame arroventate e punte infuocate. Secondo la tradizione, mentre il fuoco bruciava le sue carni, non bruciava il velo virginale da lei indossato: per questa ragione "il velo di Sant'Agata" diventò da subito uno delle reliquie più preziose e venerate. Mentre Agata veniva suppliziata un forte terremoto scosse Catania: la folla spaventata si ribellò all'atroce supplizio della vergine ed il proconsole la fece riportare agonizzante in cella, dove morì qualche ora dopo, il 5 febbraio 251. Un anno esatto dopo il 5 febbraio 252, una forte eruzione dell'Etna minacciò Catania: molte persone corsero al sepolcro di Agata, presero il velo che ancora la ricopriva e lo opposero alla lava, che si arrestò; da allora Sant'Agata divenne la protettrice contro le eruzioni vulcaniche e contro gli incendi. Le sue reliquie sono conservate nel duomo di Catania in una cassa argentea; vi è anche il busto argenteo della Santa, che reca sul capo una corona, dono di re Riccardo Cuor di Leone. Anche a Roma fu molto venerata: Papa Simmaco eresse in suo onore una basilica ed un'altra le fu dedicata da San Gregorio Magno nel 593: la chiesa di Sant'Agata in Trastevere, accresciuta di un monastero. In epoca rinascimentale, alcuni fedeli, desiderosi di condurre vita in comune, si riunirono in una casa presso ponte Sisto e Gregorio XIII°, con bolla dell'11 agosto 1575, soppresse la parrocchia secolare e concesse la chiesa agli "Operai della Compagnia della Dottrina Cristiana", prendendo il nome di "Agatisti". Nel 1600, Clemente VIII°, concesse alla Compagnia la chiesa di San Martino in Panarella, tanto piccola da essere chiamata San Martinello. Paolo V°, il 6 ottobre 1607, pose la Compagnia sotto la protezione della Santa Sede e la eresse, come già detto, in Arciconfraternita nella basilica di San Pietro, assegnandole come protettore il cardinale vicario pro-tempore e consentendole il privilegio di poter avere aggregazioni. Lo stesso pontefice approvò nel 1611 le regole della Compagnia, confermate nel 1677 da Innocenzo XI°. Papa Clemente XII°, nel marzo 1733, affidò alla Compagnia anche la piccola chiesa di San Pantaleone ai Monti, nei pressi di San Pietro in Vincoli. Ma lo sforzo della Compagnia nel gestire le parrocchie affiliate fu troppo grave e papa Benedetto XIV° soppresse l'Arciconfraternita di Santa Maria del Pianto concedendo detta chiesa e annesso oratorio, con tutte le rendite, alla Società della Dottrina Cristiana. Il 18 dicembre 1747 unì i padri di Sant’Agata in Trastevere e gli "Agatisti" alla Congregazione della Dottrina Cristiana, originariamente fondata nel 1592 ad Avignone da Cesare de Bus. Con strumento dell'11 agosto 1909 subentrava in Sant'Agata in Trastevere l'Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di Maria Santissima del Carmine, con l'incombenza di incrementare il culto della Vergine che già era notevole tra gli abitanti del quartiere.
Come detto, con il passar degli anni, lo spirito festivo della celebrazione si è trasformato in una festa che coinvolge praticamente tutti i romani, attirati dalla processione ma che poi, attratti anche dalle bancarelle, dalle osterie, dalle manifestazioni e dagli spettacolini degli artisti ambulanti (ma, forse, soprattutto sperando in qualche fresco refolo di Ponentino), si riversano in tutte le strade del rione. Numerosi sono ancora oggi anche i venditori di cocomeri, grattachecche (ghiaccio tritato insaporito con sciroppi e pezzi di frutta), fusaje e bruscolini (lupini e semi di zucca). La Festa de Noantri è divenuta, negli anni, un evento di rilievo internazionale, capace di richiamare migliaia di turisti e l’attenzione sia delle Autorità locali che delle più alte cariche dello Stato, primo tra tutti l’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nonché i più illustri rappresentanti della scena politica internazionale: il re di Spagna Juan Carlos di Borbone (nato a Roma ed affettivamente legato da sempre alla nostra città), il Primo Ministro Inglese Tony Blair, il Presidente del Governo Spagnolo Zapatero, il Presidente della Repubblica Francese Jacques Chirac, il Presidente della Repubblica Brasiliana Lula da Silva, il Cancelliere Tedesco Angela Merkel. Solo nel 2006 hanno partecipato alla celebrazione gli Ambasciatori di ben diciotto Paesi del panorama continentale ed intercontinentale e la festa ha fatto registrare la presenza di circa due milioni di persone tra fedeli e turisti. Una caratteristica curiosa della festa consiste nel Torneo dei Camerieri: una vera e propria corsa che si svolge tutti i sabati alle 9.30: questi devono correre per le vie del quartiere tenendo in mano un vassoio con dei bicchieri, che ovviamente non devono cadere pena la squalifica. Questa corsa caratteristica si è svolta in passato anche nei pressi del Colosseo o nel perimetro di Campo de Fiori.


Altre gare popolari che si svolgono durante i festeggiamenti sono la corsa con i sacchi, l'albero della Cuccagna, la pentolaccia e due maratonine di 2 e 10 chilometri. Negli ultimi anni migliaia di persone hanno partecipato ogni sera ai festeggiamenti per le vie di Trastevere e lungo le sponde del fiume (dove si svolge una manifestazione parallela alla festa “de Noantri”). L’immancabile spettacolo pirotecnico sul fiume conclude i festeggiamenti.

Per il programma dei festeggiamenti: http://www.arciconfraternitadelcarmine.it/