04 agosto 2007

FESTE ROMANE - IL MIRACOLO DELLA NEVE A SANTA MARIA MAGGIORE

La Basilica di Santa Maria Maggiore (conosciuta a Roma anche come Santa Maria della Neve o Basilica Liberiana, dal nome del papa che la fece edificare) vede intrecciarsi la sua costruzione all'immancabile leggenda romana: questa narra che nell'anno 352 d.C., un uomo agiato di nome Giovanni, non avendo discendenti diretti voleva fare opere pie con i propri averi, ma non sapeva in che modo adoperarsi. Nella notte tra il 4 e il 5 agosto gli apparve nel sonno la Madonna, che gli ordinò di costruire una chiesa nel luogo in cui il mattino seguente avrebbe trovato la neve. In effetti assistere ad una nevicata a Roma, in agosto, era un qualcosa di miracoloso, se non proprio impossibile. Ma la Madonna, la stessa notte era apparsa in sogno anche a papa Liberio e gli aveva detto di recarsi, il mattino successivo, in cima al colle Esquilino, che avrebbe trovato imbiancato di neve. Papa Liborio ed il ricco Giovanni si incontrarono in cima al colle, effettivamente imbiancato da un sottile strato di neve e, confidatisi i relativi sogni, stabilirono che le spese della costruzione sarebbero state assolte da Giovanni mentre con il bastone pastorale il papa tracciò il perimetro della chiesa direttamente nella neve. Una variante della leggenda dice che Giovanni si recò dal papa per raccontargli il sogno ed apprese che anche il papa aveva avuto la medesima visione onirica: si recarono quindi insieme sull'Esquilino e qui la nuova versione si fonde nella precedente. L'eco della leggenda non si è spento neanche nel terzo millennio ed ancora oggi, tutti gli anni, il 5 agosto si ricorda il miracoloso episodio con giochi di luce che simulano la nevicata o con una reale pioggia di petali di fiori bianchi che, dalla cupola della cappella Paolina, vengono fatti cadere a rievocare la miracolosa nevicata.



Secondo quanto scrive Paolino di Nola, contemporaneo della fondazione della basilica, l'abitudine di cospargere i pavimenti delle chiese di fiori, o di farli cadere dall'alto in occasione di particolari cerimonie, era piuttosto comune anche prima del periodo in cui si sarebbe verificata la miracolosa nevicata. Nel "Liber Politicus", del XII° secolo, si ricorda un'usanza "parallela" a quella di Santa Maria Maggiore: quella della "Domenica della rosa": nell'ultima domenica di quaresima il papa celebrava messa al Pantheon e gli veniva donata una rosa, mentre petali di fiori, a simboleggiare la discesa dello Spirito Santo, venivano lasciati cadere sui fedeli dall'occhio centrale del monumento, come una nevicata (tutt'ora questo rito si svolge nell'ultima domenica di Quaresima ed a gettare i petali dall'alto sono dei pompieri). Anticamente si pensava che la basilica sorgesse sui resti di un tempio dedicato a Giunone Lucina, la dea tradizionalmente invocata dalle donne romane nei parti. Secondo gli studiosi, non è improbabile che la basilica sia stata eretta per opporre il "parto virgineo della Madonna e stroncare il pervicace culto pagano a Iunio Lucina". Un'altra tradizione vuole che nelle vicinanze della chiesa abitasse il centurione Cornelio, il primo battezzato da S. Pietro a Roma le cui vesti "lavate nel lavacro del battesimo divennero più bianche della neve". Probabilmente un qualcosa di simile alla miracolosa nevicata può essere accaduto, anche se si reputa possa essersi effettivamente trattato soltanto di una forte grandinata, evento peraltro abbastanza plausibile anche in agosto. La basilica di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali di Roma e l'unica ad aver conservato l'originale struttura paleocristiana, deve il proprio nome alla scelta fatta da papa Sisto III°, tra il 432 ed il 440, di confermarne la dedica alla Madonna, scelta quasi obbligata che Papa Liborio aveva fatto circa 80 anni prima costruendo una basilica dedicata alla maternità divina della Madonna, vergine e senza peccato, perciò bianca come la neve (da qui, molto probabilmene, nasce la leggenda).


In effetti non ci sono notizie certe sul fatto che la basilica liberiana sorgesse proprio nel luogo in cui sorge l'attuale basilica, anzi alcuni studiosi sostengono che si trovasse a diverse centinaia di metri di distanza. L'unica cosa verificata è che tra il 432 e il 440 Sisto III° fece edificare sulle rovine di un edificio precedente una basilica, parte della presente, che dedicò appunto alla maternità divina della Madonna, dogma poco prima definito dal Concilio di Efeso nel 431. Alcuni recenti scavi effettuati nei sotterranei della basilica hanno riportato alla luce delle rovine: una prima ipotesi riguardava il fatto che si potesse trattare del "Macellum Liviae", il mercato inaugurato da Tiberio nel 7 a.C. in onore della madre, ma la pianta e le dimensioni troppo piccole di queste rovine fanno escludere che si possa trattare di quest'opera. Il Macellum Liviae si trovava comunque nelle vicinanze, così come è appurato che sul colle Esquilino si trovassero costruzioni precedenti anche all'eventuale chiesa liberiana, di cui negli scavi delle fondamenta dell'attuale basilica non si sono trovate tracce. La chiesa era in passato anche nota con il nomignolo "ad Praesepe"(dal latino: praesepium = mangiatoia), già prima che nel VII° secolo vi fossero trasportati i resti della mangiatoia nella quale fu posto Gesù appena nato, e prima ancora era chiamata "Sicininum", a ricordo dello scisma di Ursino contro Damaso. I seguaci di Ursino occuparono la basilica e per un certo tempo fu il loro luogo di culto. Il titolo di basilica Sicinini resterà fino al IV° secolo. Secondo un codice custodito nella Biblioteca Vaticana la denominazione "ad nives" si fa risalire soltanto ad un periodo successivo il X° secolo e della leggenda della nevicata non troviamo traccia documentata se non nella Bolla di papa Niccolò IV° del 1288. Della basilica di Sisto III°, che quindi non avrebbe niente a che fare con quella fatta edificare da Liberio, restano le navate con le colonne ed i mosaici superiori, che celebrano il trionfo della chiesa sull'eresia Nestoriana. Sull'arco di trionfo il mosaico celebra la Natività di Gesù mentre le quaranta colonne che dividono le navate sono di marmo e provenivano dal tempio di Giunone Lucina. Fin dal 600 si dice che fossero custodite nella basilica delle reliquie portate dalla Palestina: in particolare sono stati reperiti riferimenti alla basilica denominata "Santa Maria ad Praesepe", mentre appare certo che la reliquia, ritenuta appartenere appunto alla culla di Gesù, fu portata nella basilica nel periodo del papa greco Teodoro I°, 624-649. Il 14 aprile 776, giorno di Pasqua, Carlo magno ricevette il battesimo nella basilica. Tra il 1198 ed il 1216 Innocenzo III° fece edificare la "Cappella del presepio" nella navata laterale, in prossimità dell'attuale "Cappella Sistina". Tra il 1294 e il 1308 Filippo Rusuti eseguì il mosaico della facciata, nella parte superiore della chiesa. Nel 1377 circa, venne aggiunto il Campanile, in stile romanico, il più alto della città, a commemorazione del ritorno di papa Gregorio IX° da Avignone. Delle campane ne rimane una sola, collegata all'orologio, risalente al 1289. Negli anni tra il 1428 ed il 1431 Masolino da Panicale dipinse l'Assunzione e il Miracolo della neve,


che ora si trovano nella Galleria Nazionale di Capodimonte a Napoli, nonché tavole con i santi Pietro, Paolo, Giovanni Evangelista e Martino, che si trovano a Philadelphia, mentre i santi Girolamo, Giovanni Battista, Libero e Mattia sono nella National Gallery di Londra. Durante il pontificato di Alessandro VI° Borgia, all'inizio del 1500, fu realizzato il soffitto a cassettoni di legno della navata centrale ed il fregio di legno lungo le pareti, secondo il progetto di Giuliano da Sangallo: l'oro con cui è ricoperto si dice fosse il primo giunto dalle appena scoperte Americhe e ricavato fondendo gli oggetti sottratti alle popolazioni indigene. In realtà già prima dell'anno 1000 la chiesa aveva una copertura a cassettoni.



Nel 1564, sembrerebbe su progetto di Michelangelo, iniziarono i lavori per la costruzione della cappella Sforza, la seconda da sinistra. Nel 1575 venne aperta via Merulana, che collegava direttamente il Laterano alla basilica. Nel 1585, su incarico di Sisto V°, Domenico Fontana iniziò, in fondo alla navata di destra, la costruzione della cappella Sistina per i cui lavori furono usati una parte dei materiali provenienti dal "Septizodium", una monumentale facciata-ninfeo a più piani innalzata da Settimio Severo per impressionare chiunque arrivasse a Roma dalla via Appia. Nell'ottobre del 1613 una delle due colonne della Basilica di Massenzio fu trasferita al centro della piazza antistante la basilica, mentre l'altra colonna venne donata a Caterina IIa di Russia e fu collocata a San Pietroburgo: tale avvenimento è stato celebrato con 6 diverse medaglie fatte coniare dal papa. La colonna è alta oltre 14 metri e sulla cima venne posta nel 1614 una statua bronzea della Madonna con in braccio il bambinello e con il piede che poggia sulla falce di luna. In occasione del Giubileo del 1750 l'architetto Ferdinando Fuga fu incaricato, da Papa Benedetto XIV°, di progettare una nuova facciata ed un nuovo portico: nella parte inferiore si possono notare cinque arcate mentre la parte superiore è costituita da una loggia a tre arcate, di cui quella centrale più alta e coronata da un timpano triangolare.


Nella loggia sono i mosaici del XIII° secolo, che originariamente erano esterni alla basilica.
La chiesa è lunga circa 85 metri ed è larga 32. Le colonne della navata centrale, come le generazioni da Abramo a Gesù, sono 42 e nella basilica si possono ammirare ben 36 mosaici, raffiguranti storie dell'Antico Testamento. Il soffitto della navata venne disegnato da Leon Battista Alberti, continuato da Giuliano da Sangallo e terminato dal fratello Antonio, mentre il pavimento è una splendida opera cosmatesca, in gran parte originale, del XII° secolo. Nella navata destra, accanto all'altare, c'è la semplicissima tomba del Bernini e dall'altare stesso due rampe permettono di scendere nella cripta, dove in un'urna, opera del Valadier, sono custoditi i resti della culla di Gesù. In un vano sotterraneo sono conservati resti di un presepe, ridotto ormai a quattro elementi: si ritiene che sia il primo Presepe mai realizzato con presenza di statue e fu commissionato da Papa Niccolo IV° nel 1288 ad Arnolfo di Cambio. La tradizione di questa rappresentazione sacra ha origini sin dal 432 quando papa Sisto III° fece costruire nella primitiva Basilica una "Grotta della Natività" simile a quella di Betlemme, poichè i numerosi pellegrini che tornavano a Roma dalla Terra Santa, portarono dei frammenti della culla di Gesù. Come già detto, e come avvenuto per quasi tutti i monumenti ed i palazzi edificati dal '500 all'800, gran parte dei materiali pregiati utilizzati per la basilica furono depredati ad altri monumenti dell'antica Roma. Il fonte battesimale consiste in un'urna circolare di porfido adattata nel 1800 dal Valadier, che la fece ricoprire di bronzi che lo dividono in otto spicchi: il cerchio dell'urna e l'ottagono interno stanno a simboleggiare la quadratura del cerchio, ovvero l'unione fra la terra e il cielo. Nella navata sinistra è inserita la Porta Santa della Basilica. La cappella Cesarini Sforza è stata ideata da Michelangelo e completata da Giacomo Della Porta, che con questa opera gettò le basi del Barocco. L'ultima cappella è la Paolina o Borghese: Paolo V° impiegò i migliori artisti ed i materiali più preziosi per far realizzare il suo monumento, che occupa tutta la parete di sinistra. Il papa volle un ricchissimo altare, dedicato alla Madonna: lo realizzò Pompeo Targoni, orafo famoso, che fece largo uso di bronzo, malachite, oro, agata, lapislazzuli ed altre pietre rare. L'icona bizantina della Vergine contenutavi, che secondo la tradizione popolare fu dipinta dal vivo da San Luca, è un'immagine molto venerata e ritenuta miracolosa: veniva infatti portata in processione durante le pestilenze.

Una curiosità legata alla basilica consiste nel fatto che le mogli maltrattate dai mariti dovevano percorrere a piedi la strada dalla chiesa di Santa Pudenziana a Trinità dei Monti alla cima dell'Esquilino, per poi fare in ginocchio la scalinata della parte posteriore della basilica.