20 gennaio 2009

ROMA CURIOSA - SANTA BARBARA DE' LIBRARI

Ed ora uno degli angoli di Roma che più amo.
Percorrendo, da Campo de Fiori, il primo tratto di Via de' Giubbonari, sulla sinistra si incontra il piccolo "Largo de’ Librari". Proprio qui, incastonata tra due palazzi di origine settecentesca, è la piccolissima chiesa di Santa Barbara de' Librari, un tempo conosciuta anche come Santa Barbara alla Regola (dal nome del Rione).


Santa Barbara de' Librari

Santa Barbara, vissuta nel III° secolo e (secondo l'immancabile leggenda) giovane di particolare bellezza, a causa della sua fede cristiana fu perseguitata ed addirittura decapitata dal padre, che subito dopo il truce atto morì colpito da un fulmine. Per questo la santa è considerata la protettrice degli artiglieri, artificieri, minatori, vigili del fuoco e di tutti coloro che sono esposti ad una morte improvvisa. E' inoltre la Patrona della Marina Militare Italiana.
La chiesetta, che risale al X° secolo, è stata costruita sui resti di un'antica e piccola cappella edificata nel VI° secolo nell'emiciclo del Teatro di Pompeo. Un'iscrizione situata sulla parete interna sinistra dell'edificio attesta che la chiesa "appartenne" a Giovanni Crescenzio il quale, dopo aver ucciso papa Giovanni XIV° ed imposto ben tre antipapa, fu catturato e decapitato a Castel Sant'Angelo dalle truppe imperiali di Ottone III°.
Restaurata una prima volta nel 1306, fu consagrata ed eletta a titolo cardinalizio nei primi anni del 1500, titolo poi abolito da Papa Sisto V° alla fine del secolo stesso; successivamente fu assegnata da Clemente VIII° ai Padri Gesuati; poco dopo, nel 1601, venne affidata dallo stesso papa all'Università dei Librari, fondata l’anno precedente: da qui il nomignolo "dei Librari" e il titolo di San Tommaso d'Aquino e San Giovanni di Dio, protettori della categoria. La chiesa, a croce greca con 4 piccole cappelle, si arricchì di affreschi, di un oratorio e delle reliquie di numerosi santi, rinvenute successivamente all'interno di una cassetta di piombo sotto l'altare maggiore: il numero delle reliquie ed il fatto di essere stata investita del titolo cardinalizio testimoniano l'importanza che la chiesa, pur così minuta, ebbe fin dal Medioevo.
Nel 1634, un violento incendio distrusse un edificio attiguo alla chiesa: si venne così a creare lo spazio occupato dall’attuale piazzetta. Nel 1688 fu di nuovo completamente restaurata, a spese del libraio fiorentino Zenobio Masotti, dall’architetto Gaetano Bonoli, mentre la facciata barocca, caratterizzata da stucchi bianchi, è opera di Giuseppe Passeri. Nel 1878 la Confraternita dei Librari si sciolse e la chiesetta venne sconsacrata ed adibita per molto tempo a magazzino, probabilmente per le merci del vicino mercato, mentre tutti i suoi ornamenti più importanti furono trasferiti nella vicina chiesa di San Carlo ai Catinari.
L'importanza delle confraternite, a Roma, costituì uno dei fondamenti della vita religiosa e sociale della città: infatti esse spesso contribuirono al patrocinio delle attività artistiche, a scopo devozionale e di abbellimento delle chiese. I costumi ed i paramenti multicolore indossati nelle processioni e nelle festività fanno parte dei repertori di immagini tipiche di Roma fino a circa il 1950.
L'ultimo restauro della chiesa, e la sua riapertura, risalgono a pochi decenni fa.
La facciata, come detto opera di Giuseppe Passeri, è caratterizzana, nell’ordine inferiore, dal portale sormontato da un timpano curvilineo, ornato dalla testa di un angioletto e fiancheggiato da due colonne. Ai lati del portale due finestrelle ornate da un motivo a conchiglia e, sotto la finestra di destra, un'iscrizione in latino, datata 1638, che fa sapere che il 22 Febbraio di quell'anno l'Università dei Librari acquistò per 400 scudi l'intera area della piazza che fa da cornice alla chiesa.

La facciata di Santa Barbara de Librari

Nell’ordine superiore, coronato da un timpano triangolare, nella nicchia è collocata la statua di Santa Barbara, opera d’Ambrogio Parisi.

Particolare della statua di Santa Barbara

All'interno la volta sopra l’ingresso è affrescata con un dipinto di Luigi Garzi raffigurante la "Gloria di Santa Barbara" mentre, proprio sopra il portale d'entrata, è l'organo.

La Gloria di Santa Barbara

L'entrata con la "cantoria" e l'organo del '600

Nella prima cappelletta è una immagine antichissima di Maria Vergine con il Bambino San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo, mentre nel resto della chiesa si possono ammirare numerosi affreschi di Luigi Garzi che rappresentano San Francesco, Sant’Antonio da Padova, San Filippo Neri, e Santa Teresa.
Gli altari sono in stucco veneziano del '600 mentre l’altare maggiore è intarsiato in madreperla, avorio, agata ed altre pietre. Sull’altare è posto il quadro, dipinto dal Garzi, raffigurante "Santa Barbara in adorazione del Cristo Risorto".

L'altare e particolare del quadro di Santa Barbara in adorazione del Cristo Risorto




Particolare della lunetta e della volta sopra l'altare maggiore

Sul transetto destro è posta la Cappella del Crocefisso, un'opera lignea del 1300 raffigurante la Madonna e San Giovanni ai piedi della croce, sempre dipinte dal Garzi.

Sempre in Largo de' Librari merita senz'altro una visita anche una delle istituzioni storico-gastronomiche di Roma: il FILETTARO. E' un piccolo locale nel quale dalle 17 alle 23 si possono gustare, seduti a piccoli tavoli o take away, degli eccelsi filetti di baccalà: la caratteristica di questo locale, che ricalca la fisionomia delle antiche "fraschette" (le Hostarie nelle quali ci si poteva portare il cibo da casa ordinando soltanto il vino, cfr il post precedente) consiste nel fatto che vi si possono mangiare soltanto filetti di baccalà fritti, pane burro e alici, puntarelle alla romana e pochissime altre cose... tutti alimenti derivanti dalla cultura popolana e poverissima di Roma. In fin dei conti un luogo fuori dal tempo, dove ritrovare i veri sapori di Roma, che si distingue tra negozi di abbigliamento e bigiotterie che caratterizzano Via dei Giubbonari.


Le due gentilissime signore in cucina si sono mostrate subito prontissime a regalarci qualche attimo della loro attività, e per questo le ringrazio ancora.
La particolarità che rende famoso a Roma "il filettaro" consiste nel fatto che i grandi filetti di baccalà vengono (a ciclo continuo ed a centinaia ogni giorno) ricoperti di una pastella di acqua, farina e sale e tuffati in un grande padellone di alluminio a bordo alto per la prima frittura. Vengono poi tolti, dopo un paio di minuti, e messi ad asciugare su di un piatto che lascia cadere in una pentola sottostante l'olio in eccesso. Dopodichè vengono rituffati in una padella di ferro per la seconda frittura, che li rende ancora più croccanti e goduriosi. Come già accennato, il menu del filettaro è perfetto per accompagnare un fritto di cotal portata: a parte gli "antipasti" consistenti, per lo più, in un nostalgico "pane burro e alici", sottoli e salumi, in accompagnamento ai filettoni di baccalà si possono prendere insalata verde, puntarelle, pinzimonio in base alla stagione, oltre ad un onesto vino della casa.
Il fatto che, durante la nostra ultima visita, il locale fosse senza corrente elettrica ha fatto si che i filetti al nostro tavolo siano spariti in modo "misterioso e furtivo" in pochi secondi. In realtà la penombra ha permesso di scattare fotografie molto "intime" e romantiche. Il "filettaro" a Roma è un'istituzione da decenni, se non erro fin dagli anni '50, oltre che una tappa immancabile dopo aver visto un bel film al cinema Farnese, a Campo de Fiori, o aver passeggiato nei dintorni di Piazza Navona.


Passaggio nella pastella


e subito nel padellone per la prima frittura


poi si mettono a scolare per un minuto abbondante



e via con il secondo veloce bagno in olio bollente



Il risultato finale è notevole

FONTI:
"Descrizione delle Pitture, Sculture e Architetture esposte in Roma", di Filippo Titi - stampato da Marco Pagliarini in Roma 1763