08 giugno 2010

ROMA SPARITA: IL COLOSSO DI NERONE

La statua, in bronzo dorato, chiamata “Colosso di Nerone”, in quanto originariamente raffigurante l’imperatore che la fece erigere a sua immagine, fu progettata e costruita dallo scultore Zenòdoro, di origini greche, nella prima metà del primo secolo dopo Cristo, ed era alta oltre 100 “piedi” (110 piedi secondo Plinio il Vecchio, 120 secondo Svetonio o 102 secondo il “Cronografo” del 354 d.C.: quest’ultimo era un calendario illustrato, opera di Furio Dionisio Filocalo. Considerando che l’unità di misura del “piede romano” equivaleva a 29,64 centimetri possiamo dire che la statua fosse alta tra i 30 ed i 35 metri, a seconda delle varie misure riportate dalle diverse fonti: un vero e proprio colosso, appunto, equiparabile, se non probabilmente addirittura superiore, a quello di Rodi, che si stimava fosse alto circa 32 metri).


Alcune fonti riportano anche la misura di 174 palmi” ma il "palmo" era una misura che variava di zona in zona: nell’antico Egitto esso era equivalente alla larghezza del palmo di una mano, quindi a circa otto centimetri. In altre zone europee si sono utilizzate unità di misura simili, con valori tra gli 8 ed i 12 centimetri, mentre in diverse regioni italiane il palmo aveva valori interpretabili come ad esempio la distanza tra le punte del pollice e del mignolo della mano aperta di un adulto: a Napoli valeva circa 26,45 centimetri, a Firenze 29,15 cm., mentre a Venezia, il "palmo antico" era equivalente a 37,74 cm..
Il Colosso Neroniano, come detto, raffigurava l'imperatore che, nella mano destra, reggeva una sfera d'argento rappresentante il mondo (già si presumeva fosse tondo?) e nella sinistra una spada, segno di dominio; questa immagine ci e' pervenuta attraverso monete romane dell’epoca di Tito e di Gordiano III°.

Un sesterzio dell'epoca dell'imperatore Tito (39 - 81 d.C.) raffigura il Colosseo, probabilmente appena innaugurato e del quale si possono riconoscere benissimo gli ordini dei posti; alla sinistra del Colosseo la fontana della Meta Sudans e, sulla destra, i portici che circondavano il preesistente lago, prosciugato per permettere l'edificazione dell'Anfiteatro Flavio.

Ed un medaglione dell'epoca di Gordiano III° (225 - 244 d.C.) che raffigura il Colosseo, nel quale è in corso un combattimento tra animali; sulla sinistra del Colosseo si possono riconoscere la fontana della Meta Sudans e, alle sue spalle, il busto del Colosso di Nerone; sulla destra si riconoscono i portici.

L'imperatore Vespasiano (9 - 79 d.C.) fece sostituire, subito dopo la morte di Nerone, la testa della statua, raffigurante Nerone stesso, con quella del "dio Sole", su cui pose una corona di sette raggi (ogni raggio misurava dodici piedi di lunghezza, quindi oltre 3 metri e mezzo).
In origine la statua era situata nel vestibolo (zona di un palazzo dalla quale si ha accesso ad altri ambienti) della Domus Aurea, la residenza neroniana edificata a cavallo dei colli Palatino, Esquilino e Celio, e successivamente all’incendio che colpì parte della residenza, venne fatta restaurare dall’imperatore Vespasiano che, come detto, la convertì in una rappresentazione del “dio Sole” e la spostò nell’atrio della Domus Aurea.
Circa l'edificazione della Domus Aurea
, ossia la Casa d’oro, c'è da dire che fu Nerone stesso a voler, di fatto, “privatizzare” buona parte della Roma più antica per utilizzarla a scopo personale, confiscando il Palatino e la collina della Velia, oltre i colli Oppio e Celio, inclusa la vallata dell’odierno Colosseo, per poter creare l’immenso giardino ed erigere gli edifici della propria residenza privata, all’interno della quale vennero organizzate dall’imperatore delle feste meravigliose. Restarono quindi a disposizione del popolo la valle del Foro romano, con le piazze degli attigui Fori di Cesare e di Augusto ed i vicoli stretti e maleodoranti dell’Esquilino.
L’ingresso della gigantesca residenza neroniana era rappresentato dall’attuale Arco di Costantino (vissuto dal 274 al 337 d.C.), la cui primaria edificazione sembrerebbe invece risalire, a fronte di recenti scavi archeologici, al tempo dell’imperatore Adriano (76 - 138 d.C.), mentre al centro dei raffinati giardini imperiali era un grande lago ellittico circondato da portici (lago poi fatto prosciugare da Vespasiano, per mezzo di ingegnosi canali che scaricarono le acque del lago direttamente nel Tevere, a circa un chilometro di distanza, per poter permettere la costruzione dell’Anfiteatro Flavio). Sopra una parte dei portici furono fatte edificare, fra il 79 e l’81 d.C., dal figlio di Vespasiano, Tito, le omonime Terme, delle quali sporgono alcuni robusti pilastri di mattoni dalla scarpata che sovrasta oggi l’ingresso della metropolitana. Poco più oltre, sui resti della sontuosa Domus Aurea, furono realizzate le Terme di Traiano (53 - 117 d.C.).
Nel lago si specchiava la statua di bronzo dorato del Colosso neroniano. Il Colosso era infatti collocato sull’altura della Velia, propaggine orientale del Palatino, accanto ai grandi atrii del vestibolo della casa imperiale. Quando il lago fu sostituito dall’Anfiteatro Flavio fu edificata, tra l’anfiteatro e la salita della Velia, una fontana (chiamata "Meta Sudans"), con una vasca circolare e con un getto al centro dell'alto cono che costituiva la fontana stessa. La struttura basale e lo scheletro interno della fontana rimasero visibili, ed in parte funzionanti, per tutto il medio evo e l’età moderna fino a quando, nel 1936, malgrado gli ulteriori danneggiamenti subiti nel corso dei secoli, fu incredibilmente demolita.

Tre immagini che raffigurano la Meta Sudans e l'Arco di Costantino: una stampa e due fotografie (fonte Fototeca Nazionale) rispettivamente del 1908 e del 1920.

Successivamente, per favorire la creazione del tempio di “Venere e Roma”, la statua del Colosso fu fatta spostare dall’imperatore Adriano, sotto la direzione dell’architetto Demetriano, al fianco dell’Anfiteatro Flavio.
Per spostarla (non coricandola ma trasportandola in posizione verticale) si dice si rese necessaria la forza di ben ventiquattro elefanti.
L'Anfiteatro Flavio, probabilmente, proprio per la vicinanza del Colosso Neroniano, nel corso dell’VIII° secolo, prese il nome di "Colosseo", anche se sull’origine del nome si sono fatte diverse ipotesi: ad esempio il termine potrebbe essere derivato dalle proporzioni "colossali" dello stadio, oltre che alla vicinanza della statua bronzea del Colosso di Nerone, che potrebbe aver indotto il popolo ad acquisire l’abitudine di dire "
ad Colossum eo" = “vado al Colosso”. Per altri, invece, esso deriva semplicemente dal luogo dove sorge il monumento, l'antico "Collis Isei", dal tempio di Iside che era sul vicino Colle Oppio e che dava il nome alla contrada, detta proprio "Iseo". Un'altra fonte fa invece risalire il nome del monumento al culto del dio Sole. Prima del 313 d.C., quando Costantino proclamò come religione ufficiale il Cristianesimo, ci fu un lungo periodo in cui venivano adorate divinità pagane. Per l'influenza del Colosso, raffigurante il dio Sole, il Colosseo venne definito il "Tempio del Sole". Questo si può leggere nei "Mirabilia Urbis Romae", una raccolta di racconti, spesso contrastanti, che narrano leggende e meraviglie di Roma, scritti principalmente dai molti stranieri che rimasero suggestionati dalle meravigile della città. I sacerdoti del culto del Sole, che vivevano nei pressi del "tempio", obbligavano gli stranieri in visita a venerare la statua del Sole. Secondo le credenze popolari, per convincere i più scettici, i sacerdoti avevano imprigionato degli spiriti maligni dentro le statue minori, di cui era ornato il tempio. Queste "presenze" facevano muovere gli occhi dei simulacri e parlavano attraverso le loro bocche. I sacerdoti portavano quindi i soggetti, oramai spaventati, al cospetto della statua del dio Sole, domandando loro: “Colis eum?”, ovvero “Lo adori?”. Da questa pratica sarebbe nato il nome Colosseo.


Il Colosso, una volta sistemato nei pressi dell’Anfiteatro Flavio, poggiò su un basamento di costruzione laterizia rivestito di marmo, come si è potuto apprendere da scoperte fatte recentemente (o di bronzo, come attestano fonti minori). Attualmente è ancora visibile l’antico basamento di tufo sul quale era collocata la statua.

Una fotografia dell'inizio del '900 raffigura gli scavi presso il Colosseo: davanti gli archi dei portici, del sovrastante Tempio di Venere e Roma, si possono notare i resti del basamento quadrato del Colosso neroniano.

In realtà il Colosso mutò “fisionomia” diverse volte, assumendo, volta per volta, i lineamenti dell'imperatore di turno. L’ultima versione della statua volle rappresentare il dio Sole, con la vistosa raggiera attorno alla testa.
Neanche un secolo dopo Adriano, Caracalla (o Commodo, secondo altri) gli fece adattare i lineamenti ai propri, togliendo la raggiera ed aggiungendovi una clavaclava ed una pelle di leone: il Colosso vestì quindi anche i panni di Ercole. Ma successivamente venne restaurato e riprese i connotati del dio Sole.


Il Colosso era ancora integro nel V° secolo d.C. ma pare che Papa Gregorio Magno (540 - 604 d.C.), non potendo sopportare la presenza di questo simbolo pagano, lo fece smontare e fondere.

Alcune cronache dei secoli scorsi riportano che il 6 giugno il Colosso veniva incoronato, cioè addobbato con ghirlande di fiori, come attesta anche Charles-François Dupuis, a pagina 242 del suo “Origine des tous les cultes”, Parigi, Louis Rousier, 1836.

L'Arco di Costantino, la Meta Sudans, il Tempio di Venere e Roma, il Colosso di Nerone e il Colosseo.